IL NOSTRO INNO

L’inizio è costituito da un perentorio attacco alla prepotenza dei feudatari, principali responsabili del degrado dell’isola, è un fermo “invito” a moderare gli abusi: Procurad’e moderare, Barones, sa tirannia… (Cercate di moderare, o Baroni, la vostra tirannia). Durante tutto il componimento viene descritta nei minimi dettagli la disastrosa situazione economica dell’isola in quel periodo. Non mancano invettive contro gli oppressori piemontesi che, a detta del Mannu, sfruttano l’isola e le sue risorse preoccupandosi esclusivamente delle proprie ricchezze, citando il simile atteggiamento della Spagna nei confronti delle Indie (Fit pro sos piemontesos sa Sardigna una cucagna, che in sas Indias s’Ispagna).

Si conclude con un vigoroso grido d’incitamento alla rivolta, suggellato da un detto, popolare tra i contadini, di enorme efficacia: Cando si tenet su bentu est prezisu bentulare (quando si leva il vento, bisogna trebbiare). L’opuscolo con il testo di “Procurade ‘e moderare” fu pubblicato per la prima volta clandestinamente a Sassari nel 1796.