#ANStalk: tra Fàulas e speranze abbiamo raccontato una Sardegna diversa da come la si immagina

Qual è il modo migliore per fare divulgazione culturale di qualità? Dare la parola ad esperte ed esperti del settore. Questo abbiamo fatto per Fàulas – Il festival che ribalta i luoghi comuni sulla Sardegna. E la risposta degli esperti non è mancata. 

Un microfono e 15 minuti a disposizione dei nostri speaker: abbiamo avuto il piacere di poter riflettere sulle capacità e il potenziale sardo nel patrimonio archeologico, nella realizzazione professionale sportiva, nel giornalismo, nell’utilizzo della lingua sarda, nella capacità di collaborare e fare rete. E abbiamo persino potuto ridere col Sindaco di Scrafìngiu. Il tutto davanti a una platea gremita fino all’ultimo posto del Teatro San Martino di Oristano. Questo è stato #ANStalk.

L’apertura è spettata a Sabrina Tomasi, ricercatrice scientifica nel campo delle Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-Ambientali. Il luogo comune che ha voluto trattare è forse uno dei più delicati ed invalidanti per la popolazione sarda: è vero che i sardi sono individualisti e non sanno collaborare? Ed è vero che la Sardegna è una terra arcaica, resistente al cambiamento? 
Ebbene sono i dati statistici dell’UE a smontare questa credenza. Infatti, mentre si può dare per assodato che le piccole dimensioni dalla maggior parte delle aziende sarde e la posizione geografica siano degli elementi che in un certo qual modo possono svantaggiare lo sviluppo, parallelamente gli indicatori sulla collaborazione e sulle relazioni tra le aziende sarde è addirittura superiore a quella della media europea.
Inoltre diversi indici raccontano una Sardegna che risponde positivamente alle necessità di cambiamento e di adattamento alla nuova era, mostrando una buona risposta nell’evoluzione sia del prodotto che del processo. Quindi dove sono individualismo e arcaicità?

Sabrina Tomasi

L’archeologa Gianfranca Salis ha parlato dell’immensità del patrimonio archeologico della Sardegna. Il suo contributo si è basato sull’importanza dei messaggi e delle informazioni che l’archeologia ci lascia, una sorta di libro scritto in una lingua differente dalle parole. Che cosa ci consente di capire? La Sardegna è davvero fuori dalla storia del mondo? Già all’epoca nuragica la Sardegna era abitata da un popolo con un’architettura unica nel suo genere, di manufatti artigianali stupendi, segno di capacità manuali e intellettuali avanzate. La dimensione degli scambi commerciali e della comunicazione con tutte le culture del Mediterraneo era enorme, tanto da trovare in Sardegna oggetti che arrivavano dall’esterno e all’esterno oggetti che arrivavano dalla Sardegna, in entrambi i casi perfettamente integrati nelle usanze locali. Per esempio, elemento di spicco era l’ossidiana sarda, al tempo materiale di qualità esportato e ampiamente utilizzato anche oltremare. E parliamo di tempi in cui gli spostamenti via mare erano enormemente più difficoltosi di oggi. Essere un’isola non è quindi motivo di bassezza culturale, sociale ed economica.

Gianfranca Salis

Francesco Aresu, direttore di Centotrentuno.com, ha voluto invece rispondere al luogo comune che dice: “In Sardegna non si può fare giornalismo e quello che c’è non è di qualità” Il suo racconto della realtà ha ribaltato questa convinzione. Negli ultimi 20 anni il web ha aperto nuove prospettive nel giornalismo sardo, tanto da veder nascere diverse testate giornalistiche che hanno saputo egregiamente tenere il passo con le necessità di una nuova era dell’informazione, lasciandosi alle spalle l’oligopolio delle due maggiori testate su carta stampata nate alla fine dell’Ottocento. Le nuove realtà giornalistiche poi non sono meri siti internet, ma veri produttori di informazione, persone che si recano sul territorio per conoscere i fatti, società che creano reali posti di lavoro.

Francesco Aresu

Chi non ha mai pensato, detto o sentito il tipico luogo comune “non ci capiamo da paese a paese“? Ebbene Michele Ladu ci ha offerto la sua esperienza e conoscenza nel campo della lingua sarda facendoci capire, a tratti in modo umoristico e divertente, che non si può pensare niente di più sbagliato. La realtà non è una differenza sostanziale tra paese e paese, ma è una continua e dinamica influenza tra un luogo e l’altro che dopo millenni ha portato ad una ricchezza di linguaggio e varianti di termini, tenendo però invariata la grammatica di base. E l’ha fatto guidandoci in un flusso continuo e mai interrotto di legami tra le parlate, demolendo le barriere mentali che ci impediscono di sdoganare l’uso abituale del sardo. Altrimenti, ci fa notare, “quando non c’era l’italiano, in Sardegna come comunicavano?” 

Michele Ladu

Una voce a noi molto nota e cara ha invece voluto smontare con razionalità e analisi di dati il luogo comune che in Sardegna non si può emergere nello sport. Il cronista ed insegnante Vittorio Sanna ha fatto un’analisi lucida che ci ha posti davanti a fatti oggettivi: quanti professionisti del calcio sono nati in Sardegna? Quanti di questi sono cresciuti ed esplosi all’interno del territorio sardo e quanti lo hanno fatto oltremare? Quanti professionisti non sardi hanno trovato fortuna e crescita in società sarde? I risultati sono stati stupefacenti: senza che veramente riusciamo a rendercene conto la Sardegna è una vera fucina di talenti. Infine la ciliegina sulla torta. Quante volte ci diciamo che i sardi non hanno prestanza fisica e quindi sono geneticamente svantaggiati? Bene, dati alla mano, non solo la top 100 dei migliori giocatori al mondo non è popolata da soli energumeni, ma i veri “giganti” della storia non sono per niente fisicamente giganti, ma sono nella media sarda! 

Vittorio Sanna

Infine, il collegamento con un noto politico del panorama isolano ci ha regalato un po’ di leggerezza in più. Alessandro Pili, nei panni del Sindaco di Scrafìngiu, ci ha ricordato di prenderci seriamente ma senza mai dimenticare che l’auto-ironia può essere un bel vettore per riflettere su ciò che siamo e vorremmo essere.

Alessandro Pili – Sindaco Di Scrafìngiu

Ci è dispiaciuto per l’imprevista assenza di Alessandra Guigoni, che siamo certi ci avrebbe dato un bel contributo sfatando i luoghi comuni sulla “semplicità e povertà” della cucina sarda. 

Avevamo immaginato gli ANS Talk come uno spazio di riflessione di alto livello. Grazie a tutti i Talker è stato possibile realizzarlo. La Sardegna è un posto bellissimo, pieno di tanta conoscenza e competenza in tutti i settori. Tutti insieme costruiremo una grande coscienza natzionale. 

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