[listmenu menu=sa-die menu_class=custom-inline-menu]

Commemorazione dei martiri della Sarda Rivolutzione

Commemorazione dei martiri della Sarda Rivolutzione

Corona de Logu e Assemblea Natzionale Sarda ricordano i sardi morti per la libertà. Deponendo dei fiori davanti all’Arco di Palabanda (Corso Vittorio Emanuele) a ricordare simbolicamente nel luogo dell’omonimo tentativo di rivoluzione, i martiri morti nel periodo rivoluzionario sardo, prima, durante e dopo “Sa Die”. 

Per molto tempo se ne è parlato in tono minore o addirittura con un’ombra di sospetto. Quella avvenuta a Palabanda, in una località all’epoca fuori Cagliari, è stata bollata a volte come “congiura”, altre come “sedizione”. Recenti studi hanno invece messo in luce come nel 1812 ancora ribollivano in tutta la Sardegna gli animi dei rivoluzionari angioyani che non avevano certo messo in un cassetto il sogno di una Sardegna repubblicana e libera dal giogo di feudatari e piemontesi. 

In effetti il tentativo di rivolta di Palabanda fu l’ultimo atto di ribellione intrapreso dai Cagliaritani contro i Savoia e il loro regime oppressivo. Erano gli anni in cui la Corte regia era di stanza a Cagliari a causa delle guerre napoleoniche e la popolazione sarda era stremata dalle tasse per mantenere il fasto del Re Vittorio Emanuele I e di tutti i nobili.

«ancora oggi si usa dire “famini de s’annu doxi” – spiega Andrea Laterza, presidente di Assemblea Natzionale Sarda – proprio in riferimento al peso insopportabile della crisi che ricadeva interamente sulle spalle dei sardi».

«Carestia, crisi economica ed epidemie – completa Maurizio Onnis, presidente di Corona de Logu e autore di libri di testo di storia – contribuiscono a innescare la miccia di quella che fu l’ultima ribellione dei sardi contro il governo Piemontese e che si inserisce a pieno titolo nel processo rivoluzionario iniziato con la resistenza antifrancese a Quartu, la compilazione delle 5 domande e la cacciata dei funzionari regi il 28 aprile del 1794»

Che quella di Palabanda non fosse una mera congiura di Palazzo lo rivela anche il fatto che «in quel luogo si ritrovarono con le armi in pugno popolani e intellettuali, professori universitari e conciatori di pelli, operai e dottori in giurisprudenza – chiarisce sempre Laterza – vale a dire un insieme eterogeneo di persone di cultura e semplici cittadini semplicemente stanchi di subire “sa tirannia de sos piemontesos”».

Ecco spiegato il motivo per cui il prossimo 28 aprile, in occasione delle celebrazioni di Sa die de sa Sardigna, ufficialmente istituita dal Consiglio regionale della Sardegna con la Legge Regionale 14 settembre 1993, n. 44, l’associazione Assemblea Natzionale Sarda e l’insieme degli amministratori indipendentisti riuniti nella Corona de Logu, ricorderanno i sardi sorpresi dalle guardie regie appena prima che la rivolta avesse inizio e trucidati davanti alla porta di Palabanda. 

Le due associazioni deporranno una corona di fiori nel luogo dove oggi sorge una lapide a perenne memoria di quei sardi che non si arresero davanti alla restaurazione e che continuarono a progettare un futuro di libertà e sovranità. 

Condividi / Cumpartzi